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Capitolo secondo

La vita è fatta di capitoli, come il migliore o il peggiore dei libri.
Sono già qui a tirare le somme, quasi avessi anni e anni alle spalle e potessi permettermelo.
Invece è a malapena passato il primo capitolo, che è quello introduttivo, in cui appaiono i primi personaggi che già chiedono al lettore di affezionarsi un po’, di entrare nelle loro vite lasciando in sospeso la propria. Mi resta molto, dopo queste prime pagine, tante immagini e parole, oggetti che come ricordi orgogliosi della propria fisicità si mostrano senza ritegno in ogni momento e pretendono attenzione e memoria.
Ho appena girato l’ultima pagina, leggo già l’intestazione del capitolo secondo, quando mi assale la paura di non poter trattenere tutto quello che è successo, perderò certamente qualcosa, particolari importanti della storia che non potrò recuperare mai più, perché ogni pagina può essere letta solo una volta.
Sono ancora così vicina, quanto di me è in quelle righe? Troppo.
Il titolo del nuovo capitolo mi chiama, ha il nome di una lontana città, profuma d’oriente e io ne sono affascinata, incuriosita, attratta.
Forse dovrei leggerlo tutto d’un fiato, senza darmi il tempo di pensare alle pagine ormai passate, così da non lasciar tornare la…cos’è poi? Malinconia? Nostalgia?
La voce lieve della felicità appena passata.
Anche adesso c’è felicità, ma è diversa. Ogni sentimento è diverso in ogni capitolo, solo il nome è lo stesso e ci concediamo di darlo per non scardinare troppo il racconto, ma forse è un errore anche questo, le sfumature sono appiattite e nessuno saprà più distinguerle.
I personaggi prendono strade diverse, alcuni cambiano paese e provano a seguire i sogni che avevano, altri si affacciano adesso alla storia, pieni di novità e presunzione che per qualche attimo lasciano spazio al dubbio di non aver letto poi lentamente, come meritava, quel primo capitolo così denso e importante.
Ma è solo la normalità della lettura a renderli presuntuosi, è necessaria qualche nuova pagina di assestamento per riportare la quotidianità e non ci sarà più irritazione per il posto che hanno preso.
Un libro va letto con calma, mi ripeto.
Ma non riesco a ricordarlo, e quando leggo mi lascio rapire, corro sui sentieri ripidi, mi affanno dietro al pazzo svolgersi di una serata, poi resto immobile per tre pagine come se mi sentissi incapace di reagire, piango nella quarta per la partenza di qualcuno e mi innamoro nella quinta del personaggio appena arrivato.
Forse sbaglio.
Forse dovrei dare ad ogni frase la stessa calma e la stessa attenzione.
Dovrei? Oppure è giusto che io viva come sento, senza farmi domande sui metodi di lettura, in modo incontrollato e passionale.
Forse finirà anche la passione. O forse non finirà mai, e ci saranno sempre nuovi capitoli che tratterranno molto di me, dai quali uscirò sempre più definita, protagonista che cresce con la storia e dalla storia si lascia cambiare.
Coraggio, apri bene quelle pagine Erika, non temere per quello che hai perso, le parole di un libro restano comunque dentro, da qualche parte.
Ora è tempo di continuare la storia.
Buona lettura.

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